(Salmo 118,105)
L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo
(San Girolamo)
Carissimi parrocchiani, parenti e amici, che amate e frequentate Scolca!
Noi cristiani facciamo festa la Domenica, perché Gesù è risorto
“il primo giorno della settimana”,
secondo il calendario ebraico era domenica.
La Domenica andiamo a Messa per incontrare il Risorto. La Domenica è la Pasqua della settima.
Dopo sei giorni di lavoro…
il Signore Gesù ci convoca e ci raduna attorno alla Mensa del Corpo-Parola e del Corpo-Eucaristia.
Il Risorto ci nutre con la sua Parola e con il Suo Corpo.
Gli apostoli, di fronte alla morte di Gesù,
si sono sentiti delusi, frustrati, soli.
“E’ finito tutto! E’ stata tutta un’illusione!”.
Ma Gesù, il giorno stesso della sua risurrezione, va a cercarli. Li trova nel Cenacolo impauriti e a porte chiuse.
“Sono Io. Non abbiate paura. Sono risorto per voi. Ora sarò sempre con voi”.
Non possiamo dire di essere cristiani se non adiamo a Messa. Questo appuntamento settimanale con il Signore
è fondamentale per il nostro essere cristiani.
Per vivere e crescere nella Fede, per camminare nella Speranza, per amare senza misura – la Carità – abbiamo bisogno
di “mangiare” il Vivente!
Abbiamo bisogno di incontrare il Risorto.
Ogni Domenica – andando in chiesa – ci accostiamo all’AMBONE dal quale scende su di noi la Parola del Dio vivente e all’ALTARE sul quale il pane e il vino diventano
il Corpo e il Sangue del Risorto per noi.
Col “fai da te” nella vita cristiana non si va da nessuna parte.
Il 30 settembre 2019, festa di San Girolamo
– sacerdote e dottore della Chiesa, nato a Stridòne in Dalmazia verso l’anno 340 e morto a Betlemme nel 420, grande studioso della Sacra Scrittura (Bibbia) e traduttore in latino dai testi originali – Papa Francesco ci ha consegnato una Lettera apostolica
APERUIT ILLIS (Aprì loro la mente)
con la quale ha voluto istituire
la DOMENICA DELLA PAROLA DI DIO
da celebrarsi ogni anno la III Domenica del Tempo Ordinario.
Scopo di questa celebrazione è di risvegliare la nostra Fede e ravvivare in ognuno di noi
la necessità di conoscere la Sacre Scritture.
ALCUNI BRANI DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE
1. “Aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (Lc 24,45).
E’ uno degli ultimi gesti compiuti dal Signore risorto,
prima della sua Ascensione. Appare ai discepoli mentre sono radunati insieme, spezza con loro il pane e apre le loro menti all’intelligenza
delle Scritture. A questi uomini impauriti e delusi rivela il senso
del mistero pasquale: che cioè, secondo il progetto eterno del Padre, Gesù doveva patire e risuscitare dai morti per offrire la conversione
e il perdono dei peccati (cfr. Lc 24,26.46-47);
e promette lo Spirito Santo che darà loro la forza di essere testimoni
di questo Mistero di Salvezza (cfr. Lc 24,49).
La relazione tra il Risorto, la comunità dei credenti e la Sacra Scrittura
è estremamente vitale per la nostra identità.
Senza il Signore che ci introduce è impossibile comprendere in profondità la Sacra Scrittura, ma è altrettanto vero il contrario: senza la Sacra Scrittura restano indecifrabili gli eventi della missione di Gesù e della sua Chiesa nel mondo. Giustamente san Girolamo poteva scrivere:
“L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”.
4. Il ritorno del popolo d’Israele in patria, dopo l’esilio babilonese
fu segnato in modo significativo dalla lettura del libro della Legge.
La Bibbia ci offre una commovente descrizione di quel momento
nel libro di Neemia. Il popolo è radunato a Gerusalemme nella piazza della Porta delle Acque in ascolto della Legge.
Quel popolo era stato disperso con la deportazione, ma ora si ritrova radunato intorno alla Sacra Scrittura come fosse “un solo uomo” (Ne 8,1). Alla lettura del libro sacro, il popolo “tendeva l’orecchio” (Ne 8,3), sapendo di ritrovare in quella parola il senso degli eventi vissuti.
La reazione alla proclamazione di quelle parole fu la commozione
e il pianto: «“I leviti leggevano il libro della Legge di Dio a brani distinti
e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemia, che era il governatore, Esdra, il sacerdote e scriba,
e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo:
“Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto
e non piangete!”. Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava
le parole della Legge. (…) “Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”» (Ne 8,8-10). La Bibbia è il libro del popolo del Signore che nel suo ascolto passa dalla dispersione e dalla divisione all’unità. La Parola di Dio unisce i credenti e li rende un solo popolo.
6. Prima di raggiungere i discepoli, chiusi in casa, e aprirli all’intelligenza della Sacra Scrittura (cfr. Lc 24,44-45), il Risorto appare a due di loro lungo la via che porta da Gerusalemme a Emmaus (cfr. Lc 24,13-35).
Il racconto dell’evangelista Luca nota che è il giorno stesso
della Risurrezione, cioè la Domenica. Quei due discepoli discutono
sugli ultimi avvenimenti della passione e morte di Gesù.
Il loro cammino è segnato dalla tristezza e dalla delusione
per la tragica fine di Gesù. Avevano sperato in lui come Messia liberatore, e si trovano di fronte allo scandalo del Crocifisso.
Con discrezione, il Risorto stesso si avvicina e cammina con i discepoli, ma quelli non lo riconoscono (cfr. v.16). Lungo la strada, il Signore
li interroga, rendendosi conto che non hanno compreso il senso
della sua passione e morte; li chiama “stolti e lenti di cuore” (v.25)
e “cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (v.27). Cristo è il primo esegeta! Non solo le Scritture antiche hanno anticipato quanto egli avrebbe realizzato, ma lui stesso
ha voluto essere fedele a quella Parola per rendere evidente l’unica storia della salvezza che trova in Cristo il suo compimento.
7. La Bibbia, pertanto, in quanto Sacra Scrittura, parla di Cristo
e lo annuncia come colui che deve attraversare le sofferenze per entrare nella gloria (cfr.v.26). Non una sola parte, ma tutte le Scritture parlano di lui.
La sua morte e risurrezione sono indecifrabili senza di esse.
Per questo una delle confessioni di fede più antiche sottolinea che Cristo “morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa” (1Cor 15,3-5).
Poiché le Scritture parlano di Cristo, permettono di credere
che la sua morte e risurrezione non appartengono alla mitologia,
ma alla storia e si trovano al centro della fede dei suoi discepoli.
E’ profondo il vincolo tra la Sacra Scrittura e la fede dei credenti. Poiché la fede proviene dall’ascolto e l’ascolto è incentrato sulla parola di Cristo (cfr. Rm 10,17), l’invito che scaturisce è l’urgenza e l’importanza che i credenti devono riservare all’ascolto della Parola del Signore sia nell’azione liturgica sia nella preghiera e riflessione personali.
8. Il “viaggio” del Risorto con i discepoli di Emmaus si chiude con la cena. Il misterioso Viandante accetta l’insistente richiesta che gli rivolgono i due: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto” (Lc 24,29). Si siedono a tavola, Gesù prende il pane, recita la benedizione,
lo spezza e lo offre loro. In quel momento i loro occhi si aprono
e lo riconoscono (cfr. v.31).
Comprendiamo da questa scena quanto sia inscindibile il rapporto tra la Sacra Scrittura e l’Eucaristia. Il Concilio Vaticano II insegna: “La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto
nella sacra Liturgia, di nutrirsi del pane della vita alla mensa
sia della Paola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli” (Dei Verbum 21).
Carissimi, come dice Papa Francesco:.
“Abbiamo bisogno di ascoltare, in mezzo alle migliaia di parole di ogni giorno, quella sola Parola che non ci parla di cose, ma ci parla di vita.
Facciamo spazio dentro di noi alla Parola del Signore!
Leggiamo quotidianamente qualche versetto della Bibbia. Cominciamo dal Vangelo: teniamolo aperto sul comodino di casa, portiamolo in tasca con noi o nella borsa, visualizziamolo sul cellulare, lasciamo che ogni giorno ci ispiri. Scopriremo che Dio ci è vicino,
che illumina le nostre tenebre, e che con amore conduce la nostra vita.”
La Lettera apostolica del Papa possa far crescere in ognuno di noi la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture.
Buona Pasqua!